Cookie Policy     Chiudi

Questo sito non utlizza cookies.
Per maggiori informazioni leggi la nostra Cookie Policy

Quaderni di Formazione online

20

23

Prima che giunga il termine

Riflessioni odierne sulla difficoltà di spingersi

 

Oltre il pieno Impiego

Pur disponendo di una teoria della crisi e della nuova base della ricchezza

 

Capitolo 12

Scarica il Quaderno

Presentazione

 

Pubblichiamo di seguito l’ultimo capitolo del testo (prima delle conclusioni) del 1984.  Il nocciolo teorico che in esso è stato approfondito è quello del disgregarsi del rapporto di denaro, come conseguenza del tentativo di porre rimedio ai problemi che scaturiscono dallo stesso sviluppo, che quel rapporto ha favorito.  Com’è quasi sempre avvenuto in passato, la società non interpreta l’evoluzione in corso cogliendola in questo aspetto.  Il senso comune afferra infatti il lato positivo di ogni passaggio (ad esempio il diffondersi di conoscenze a priori sul probabile andamento dei prezzi e sulle quantità prodotte in ciascun settore), ma si rifiuta di sperimentare anche il lato negativo (cioè l’esautoramento del mercato che inevitabilmente ne deriva).  In tal modo si accumulano una serie di cambiamenti, che contraddicono il nucleo del rapporto sul quale quel modo di produzione poggia; cambiamenti che possono essere metabolizzati solo con un rovesciamento culturale, che li raccolga come base positiva di un nuovo modo di produrre in grado di spingersi non contraddittoriamente al di là dei limiti del rapporto che si sta disgregando.

Glosse (auto)critiche

 

La battuta con la quale si concludeva il capitolo va forse invertita: quella luce che ci è sembrato di scorgere in fondo al tunnel non era quella dell’uscita, come auspicavamo, bensì quella di dove siamo entrati nella crisi a fine anni Settanta. Come sottolinea Marx nel Manifesto, infatti, se è vero che il disgregarsi dei rapporti egemoni può favorire lo sviluppo, grazie alla conquista di una nuova base sociale, può anche accadere che al contrario la società si avviti su se stessa, fino “alla comune rovina delle forze sociali in lotta”.

 Il processo di disgregazione delle relazioni egemoni consegue normalmente dal fatto che gli individui cercano di risolvere i problemi riproduttivi, che emergono in conseguenza delle conquiste realizzate, spingendosi al di là dei limiti di quella forma di vita.  Per farlo debbono, però, avventurarsi su uno spazio sociale che in precedenza non erano abituati a calpestare.  E lo fanno in forme che non erano abituati a praticare.  Da ciò consegue, in un primo momento, un inevitabile disordine, cioè una difficoltà di continuare a riprodurre la vita nelle forme date.

 Quando abbiamo cominciato a scrivere il testo nel 1983 sembrava che fossimo giunti ad una svolta e si cominciasse a comprendere che le strategie dei dieci anni precedenti, per far fronte alla crisi, così come il modo di opporcisi, si fossero dimostrati fallimentari. Sarebbe stato impensabile allora immaginare il trascinarsi per altri trent’anni di politiche prekeynesiane, riesumate nella totale incapacità della società di superarle, magari facendo affidamento sulle stesse anticipazioni di Keynes.

 Marx parla nel Diciotto Brumaio della ripetizione della storia come di una farsa.  Ecco, gli ultimi quarant’anni costituiscono una farsesca riedizione della Grande Crisi, che ha dimostrato che le anticipazioni ottimistiche del futuro contenute nel testo non rispondevano in alcun modo alle possibilità reali dell’epoca.

E poiché non si può confutare la storia, siamo oggi impegnati, come ARELA, proprio nel cercare di comprendere che cosa “dei materiali esistenti, del grado di sviluppo intellettuale raggiunto dalla massa, nonché delle circostante e dei rapporti dati” ostacolava ed ostacola ancora l’accettazione del sopravvenire della crisi e la comprensione della sua natura, per provare a farvi fronte.

Ultima modifica: 20 Settembre 2023