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Quaderni di Formazione online

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Alla scoperta della libertà che manca

Una bussola per orientarsi nella crisi e dar vita ad una politica alternativa (II Parte)

 

 

GIOVANNI MAZZETTI

“È certo che il mondo non tollererà a lungo la disoccupazione che, fatta eccezione per brevi intervalli di euforia, è associata – e, secondo me, inevitabilmente associata – all’individualismo capitalistico dei nostri giorni” (John M. Keynes 1936)

LIBRO SECONDO: LA DIMENSIONE SOMMERSA DELLA STORIA DEL NOVECENTO

Presentazione

 

Pubblichiamo di seguito il secondo dei cinque quaderni dedicati all’individuazione delle condizioni necessarie per far venire alla luce una libertà possibile, della quale abbiamo un disperato bisogno, ma che non riusciamo a conquistare. I due capitoli di questo “libro” affrontano la questione di come, nel corso della seconda metà del Novecento, siamo giunti alla situazione in cui ci troviamo. A nostro avviso, la confusione attuale non trova una soluzione perché la società ha rimosso la propria storia, cosicché sa poco o nulla di se stessa. Non sa riferirsi coerentemente ai limiti dei rapporti privati e del mercato, ai problemi che essi determinano, e tanto meno conosce il lungo cammino che è stato compiuto col Welfare keynesiano per superare quei limiti ed affrontare le contraddizioni emerse. Così come non sa che le soluzioni adottate nel dopoguerra, con quel Welfare, che hanno consentito di godere di uno straordinario sviluppo trentennale, hanno a loro volta esaurito il loro ruolo storico positivo, in quanto ci hanno condotto proprio alla meta sperata.

Se nel precedente quaderno abbiamo affrontato soprattutto questioni di metodo, la cui conoscenza è indispensabile per potersi orientare nella crisi, qui si entra nel merito degli svolgimenti storici della seconda metà del Novecento, mostrando il valore euristico di quel metodo applicato nella sua concretezza.

I giovani di oggi, in special modo, sono sollecitati da una scarsa conoscenza del passato recente ad invertire la sequenza dei processi storici. Vivendo una fase di difficoltà, idealizzano il passato, credendo che fosse un’era scevra da gravi problemi sociali. Non si rendono conto che la realtà sociale non è mai univoca, e che i loro nonni e i loro padri hanno dovuto confrontarsi faticosamente con un’analoga impotenza generalizzata, prima di trovare la via. E se c’è stato un momento della storia dell’ultimo mezzo secolo in cui gli individui sembravano padroni del loro destino, ciò accadeva solo perché si stavano confrontando con i problemi, non perché li avessero già risolti. Essi sono riusciti a misurarsi con il negativo che la realtà sociale imponeva su di loro – povertà, autoritarismo, ignoranza, conservatorismo, ecc. - per trasformarlo in un positivo, senza pretendere che quel positivo fosse già dato prima di assumere l’onere di produrlo. E quelli che tra loro hanno poi contribuito al peggioramento di cui stiamo soffrendo, sono sono stati proprio coloro che hanno ingenuamente creduto di aver definitivamente dato corpo ad un nuovo privo di problemi e di contraddizioni.

Quello sviluppo è potuto intervenire perché l’elaborazione intergenerazionale aveva consentito di impostare un rapporto coerente con i problemi emersi. Oggi, invece, un passaggio analogo manca e la crisi non svolge un ruolo di sollecitazione al cambiamento perché le vecchie generazioni si sentono svuotate e le nuove generazioni, sfiduciate, si sono convinte che basti accomodarsi nei limiti del modo di vita prevalente per affrontare il loro futuro. Certo questo esito è stato favorito dal progressivo logoramento delle parole d’ordine sulle quali era stato costruito il mondo caratterizzato dai diritti sociali. Ma questa afasia contraddistingue tutti i processi di transizione, appunto perché la costruzione del nuovo è sempre anche sviluppo di un nuovo linguaggio e di una nuova sensibilità, due facoltà che si formano solo imparando dapprima a conoscere il senso del mondo dal quale quello in cui viviamo è scaturito.

INDICE DELL'INTERA OPERA PUBBLICATA IN 5 QUADERNI

 

 

(Quaderno 9/2017)

TREDICI TESI PER LA LIBERTÀ CHE MANCA

 

LIBRO PRIMO

SUL SIGNIFICATO DELLA CRISI

 

I.  LE COORDINATE PER CAPIRE DOVE SIAMO

Il noi -  Una questione preliminare – La necessità di un orientamento -  La conquista del nuovo paradigma:  la necessità della spesa – Le diverse forme del processo riproduttivo – Denaro e crisi:  la descrizione della cosa – Perché le crisi trascendono le difficoltà del semplice rapporto di denaro – Il rimedio keynesiano alle crisi.

 

II.   IL PRINCIPIO GRAVITAZIONALE DEL PARADIGMA KEYNESIANO

La prospettiva monadica -  La prospettiva relazionale.

 

III.  COME SIAMO GIUNTI NELLA SITUAZIONE IN CUI CI TROVIAMO

I due opposti lati del rapporto di denaro – Il paradigma occulto dei conservatori – Perché la spesa costituisce la mediazione riproduttiva – La peculiarità della spesa capitalistica – La rozza intuizione del senso comune – L’esserci o il non esserci del denaro -  Dall’auri sacre fames al denaro odierno – Come il keynesismo si spinge al di là del sistema del credito – Nel guazzabuglio del significato della spesa pubblica.

 

 

(Quaderno 10/2017)

LIBRO SECONDO

LA DIMENSIONE SOMMERSA DELLA STORIA DEL NOVECENTO

 

IV.  I PRESUPPOSTI DELLO STATO SOCIALE KEYNESIANO

Il rapporto tra base economica e problema delle crisi – Domanda e impiego delle risorse – Come avvengono i cambiamenti sociali – Il cambiamento implicito nel Welfare keynesiano – La differenza tra il credito e la spesa pubblica keynesiana – La base teorica della possibilità di una spesa in deficit – La contraddizione fondamentale insita nei rapporti capitalistici.

 

V.  IL PROFILARSI DELLA TEMPESTA

Un tentativo di spiegazione del blocco – Il nodo sottostante alla crisi del keynesismo – La mistificazione svelata –  Ma c’è una via d’uscita dalla contraddizione? - Come e perché si può erroneamente sostenere che lo stato non produce – La prima fase del progetto keynesiano – I risvolti politici del mutamento -  La seconda fase del progetto keynesiano, che la società ha eluso – Il meccanismo evolutivo del sistema dei bisogni.

 

 

(Quaderno 11/2017)

LIBRO TERZO

LA CRISI, QUANDO LA SOCIETÀ È IN BILICO TRA OPPORTUNITÀ E DISGREGAZIONE

 

VI.  IL PRIMO APPRODO KEYNESIANO:  UN PORTO INSICURO PER LA NUOVA  LIBERTÀ

Problematiche di libertà scaturite dai recenti sviluppi economici –  Perché  e come la libertà fecondata dal keynesismo è stata negata – Il fantasma del torchio -  Dalla negazione della libertà keynesiana alla sua dissoluzione.

 

VII.  L’INVERSIONE DI ROTTA E IL NAUFRAGIO

Quando il capitale pretese di sostituirsi allo stato keynesiano -

Perché il deficit è necessario -  Il quadro generale col quale dobbiamo confrontarci – Capire il naufragio – Le disperate ricerche di una via d’uscita dalla crisi – Perché nel naufragio odierno c’è lo zampino del rentier.

 

 

(Quaderno 1/2018)

LIBRO QUARTO

IL PRIMO PRENDER CORPO DELLA NUOVA LIBERTA’

 

VIII.  PER FECONDARE LA LIBERTÀ CHE MANCA

L’emergere del bisogno di una nuova libertà -  La dinamica storica che ha condotto alle soglie della nuova libertà  -  L’interiorizzazione retroversa - Lotte che non cambiano nulla - I mutamenti necessari per far venire alla luce la libertà che manca.

 

IX.  IL BISOGNO DI UNA POLITICA ALTERNATIVA

L’ideologia della fine delle ideologie – Politica senza senso – Il trionfo dell’opportunismo -  Il berlusconismo come forma ideologica dell’opportunismo dilagante -  La pubblicità come scuola di negazione della libertà da produrre -  Dal berlusconismo al rigorismo:  la riesumazione di una cultura morta.

 

(Quaderno 2/2018)

EPILOGO

A MO’ DI PROGETTO POLITICO-CULTURALE

I limiti del lavoro salariato – Il primo passo storico verso la redistribuzione del lavoro – La redistribuzione del lavoro della quale c’è oggi bisogno –  L’appropriazione individuale del tempo liberato dal lavoro come condizione di un nuovo sviluppo – Verso la proprietà individuale.

Ultima modifica: 20 Settembre 2023