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Quaderni di Formazione online

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Gli ostacoli sulla via della redistribuzione del lavoro

(III Parte)

 

GIOVANNI MAZZETTI

«Il capitale riduce, senza alcuna intenzione, il lavoro umano ad un minimo. Ciò tornerà utile al lavoro emancipato ed è la condizione della sua emancipazione».

Karl Marx 1859

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«I borghesi hanno ottime ragioni per attribuire al lavoro una soprannaturale forza creativa, poiché proprio dalla natura condizionata del lavoro risulta che l'uomo, possessore soltanto della propria forza-lavoro, deve essere, in tutte le condizioni sociali e culturali, schiavo di altri uomini che si sono resi proprietari delle materiali condizioni del lavoro».

Karl Marx 1875

Presentazione

 

“Le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti”, scrive Marx nell’Ideologia tedesca, “la classe che è la potenza materiale dominante della società è allo stesso tempo la sua potenza intellettuale dominante.  … ad essa sono assoggettate le idee di coloro ai quali mancano i mezzi della produzione intellettuale”. La realtà viene così rappresentata attraverso le forme di esperienza o, se si vuole, attraverso la cultura di quella classe.  Come hanno spiegato egregiamente Sloman e Fernbach nel loro L’illusione della conoscenza, in genere noi pensiamo in forme predeterminate, che abbiamo ereditato dalle conquiste realizzate in passato. Forme del pensiero che circolano superficialmente nel nostro ambiente e che ci impediscono di cogliere la maggior parte delle implicazioni dei problemi che ci piombano addosso.  Ci limitiamo così a “trarre conclusioni sul mondo basate su brevi occhiate”, salvo poi trovarci decisamente impotenti quando si tratta di operare.

In questo quaderno, come nei due che l’hanno preceduto e l’ultimo che seguirà, ci siamo confrontati criticamente con i numerosi luoghi comuni che sono serviti, nel corso della seconda metà degli anni novanta del secolo scorso, per liquidare frettolosamente la prospettiva di affrontare la crisi con una redistribuzione del lavoro tra tutti, che passasse attraverso una drastica riduzione del tempo individuale di lavoro a parità di salario.  Quel testo faceva seguito ad uno ben più impegnativo Quel pane da spartire.  Teoria generale della necessità di redistribuire il lavoro, pubblicato da Bollati Boringhieri l’anno prima, e ne rappresentava l’inevitabile complemento.  Qui si prospettava un’articolata ricostruzione storica ed una teoria in grado di spiegare il perché della necessità di quella strategia, in Tempo di lavoro e forme della vita, si approfondivano invece i numerosi ostacoli del senso comune prevalente che impedivano di far coerentemente propria quella prospettiva.

All’epoca ci fu un vero e proprio fuoco di sbarramento da parte della cultura egemone, teso ad inibire ogni intuizione e ogni riflessione che si spingesse su un terreno che le classi dominanti consideravano assolutamente impraticabile.  D’altra parte, le forze alternative che simpatizzavano per quella strategia lo facevano quasi sempre in forme politicistiche, negando o addirittura ignorando il capovolgimento culturale indispensabile per porla su una base coerente.

Oggi, quando i pochi sostenitori coerenti di quella strategia sono stati emarginati, appare con crescente chiarezza che la società è drammaticamente impantanata nei suoi stessi problemi.  Si evocano continuamente “riforme”, si parla sempre più della necessità di un “cambio di paradigma”, ma il vuoto di cui soffre il pensiero dominante trascina con sé tutte le buone intenzioni.   Per questo ci è sembrato utile riproporre, a chi sperimenta il bisogno di una critica radicale dei rapporti dominanti, le riflessioni – quanto mai attuali – di allora.

INDICE DELL'INTERA OPERA PUBBLICATA IN 4 QUADERNI

 

Quaderno 3/2018

INTRODUZIONE

Un'attesa lunga un trentennio

FRAINTENDIMENTI RICORRENTI

Non crea lavoro! E allora?

Ridurre l'orario per accrescere la flessibilità?

Prima la piena occupazione, poi la riduzione

Le fragili fondamenta del "lavoro possibile"

Lavorare di più per lavorare tutti?

Tre corni spuntati

Per legge o per contratto?

 

Quaderno 4/2018

ERRORI DI SOSTANZA

Far leva sulla produttività?

I conti col passato

Va bene al Nord, ma non per il Mezzogiorno

Ma non spingerà le imprese a intensificare l'innovazione?

EMERITE IDIOZIE

Culle vuote o cervello pigro?

I lavoratori non la vogliono

Che fretta c'è?

La favola della coperta corta

Nonsenso Ocse

Solo le imprese creano "vera occupazione"!

 

Quaderno 5/2018

UNO SGUARDO D'INSIEME

Ma i soldi non ci sono!

Che cosa significa "cambiare i rapporti sociali"?

Errori cardinali a sinistra

Quella miserevole fuga nel modello

Può la democrazia poggiare su un reddito garantito a tutti?

II capitale non è una lepre

 

Quaderno 6/2018

QUANDO L'AVVERSARIO VA OLTRE MISURA

AntiCiampi

AntiNesi

AntiAgnelli

AntiMonti

 

CONCLUSIONI

Perché la riduzione del tempo di lavoro non è un'utopia

Quale libertà nella redistribuzione del lavoro

 

Ultima modifica: 20 Settembre 2023